29 novembre 2008

soffrologia - applicazioni pratiche

Nel brano che segue saranno descritti brevemente alcune applicazioni della tecnica soffronica nella vita quotidiana: attività sportiva, nel lavoro, nello studio e nella preparazione del parto.

Potenziamento delle facoltà naturali
L’uomo possiede un insieme di facoltà a lui connaturate, cioè presenti dalla nascita:
• Intelletto, cioè intuizione, razionalità.
• Volontà: da questa facoltà nasce l’anelito verso la libertà e la capacità di concentrazione.
• Energia: è la capacità di trasformare un’idea in un fatto.
Potenziando le sue facoltà naturali il sofronizzato registrerà rilevanti miglioramenti nelle seguenti aree:
• studi, lettura, lavoro ecc. (sfera dell’intelletto);
• capacità decisionale (sfera della volontà);
• creatività, salute e resistenza agli sforzi fisici e mentali.
Potenziamento delle prestazioni sportive
La sofrologia favorisce l’espansione delle potenzialità dello sportivo, sul piano fisico e quello psichico. In particolare le tecniche della sofrologia conferiscono al gesto dello sportivo maggiore incisività, ne coordinano tutto l’assetto corporeo, affinano le percezioni, rendono più penetrante l’intuizione, favoriscono la contrazione e decontrazione muscolare, migliorano il recupero energetico e agevolano la circolazione sanguigna, aumentano il rendimento delle trasformazioni energetiche e la resistenza allo sforzo. Le tecniche sofrologiche sono di grande aiuto per far fronte all’idea del confronto con il rivale, combattono lo stress, impediscono l’insorgenza di stati d’animo negativi come la paura della sconfitta, il timor panico ecc. durante la gara. Lo sportivo allenato con il supporto delle tecniche sofrologiche mette in pratica, al momento della prova decisiva, i riflessi acquisiti durante gli allenamenti. Per esempio, prima di una gara di vela, lo skipper e i membri dell’equipaggio possono seguire un allenamento sofronico, che li aiuti a visualizzare il percorso, “sentire” la barca, sviluppare l’intuizione per stabilire una strategia d’azione e il coordinamento delle azioni stesse, e per recuperare le energie fisiche, avendo la possibilità di dormire il meno possibile.
Potenziamento della produttività
Le tecniche sofroniche consentono di rendere più compatto e dinamico un gruppo di lavoro, conferendo ai singoli componenti del gruppo la possibilità di affermarsi e la voglia di partecipare. In particolare essi traggono i seguenti vantaggi, spendibili sia all’interno del gruppo sia al suo esterno:
• aumento del rendimento;
• incremento dell’efficienza;
• maggiore rapidità decisionale;
• migliore fiducia in sé.
Anche in questo caso, naturalmente, le tecniche sofrologiche contribuiscono a diminuire lo stress.
Miglioramento della capacità di studio
Le tecniche sofrologiche favoriscono la concentrazione, la memoria (visiva e uditiva) e soprattutto neutralizzano la tensione, presente prima e dopo gli esami.
Preparazione al parto
Le tecniche sofrologiche, grazie anche all’importanza assegnata all’esercizio di una respirazione consapevole, contribuiscono efficacemente a preparare la gestante al parto. Permettono di progettare e visualizzare il ritorno a casa della puerpera e contribuiscono efficacemente a controllare la depressione postnatale. Favoriscono infine il dialogo tra madre e bambino.

Che questo scritto possa essere di beneficio per tutti coloro che lo leggono.
Luigi

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22 novembre 2008

soffrologia - principi fondamentali

E' giunto il momento in cui è indispensabile descrivere brevemente alcuni principi sui quali si basa la Soffrologia.


Principi di sofrologia

La sofrologia ricerca l’equilibrio della persona mettendo in comunicazione il corpo con la mente. Si occupa perciò dell’entità corpo-mente, intesa come un insieme unitario, allo scopo di accrescere tutti i nostri potenziali. Da questo punto di vista è corretto affermare che la sofrologia converge con l’olismo (dal greco hólos = tutto, intero), la teoria biologica secondo la quale l’organismo dev’essere studiato in quanto totalità organizzata.

Definizioni
Si può affermare che la sofrologia è la scienza degli stati di coscienza e dei livelli di vigilanza. Questa formulazione si basa su due definizioni “ufficiali”, quella della Scuola Francese e quella del professor A. Caycedo.

Definizione della Scuola Francese: La sofrologia è la scienza che studia la coscienza umana, le sue modificazioni di stato e le variazioni dei livelli di vi­gilanza, nonché i mezzi idonei a produrre queste modificazioni.

Definizione del professor A. Caycedo: La sofrologia è una nuova scienza, o meglio una scuola scientifica, che studia la coscienza umana, le sue mo­dificazioni e i mezzi fisici, chimici e psichici che possono trasformarla, a scopo terapeutico, profilattico o pedagogico, nell’ambito medico.
Riassumendo, la sofrologia può anche essere definita come una scienza che armonizza il corpo e la mente, per conoscere meglio se stessi, adattarsi meglio agli altri e al proprio ambiente.
Gli obiettivi principali della sofrologia possono essere esposti in questi termini:
_ valorizzazione della personalità, autocontrollo, armonizzazione del corpo e della mente;_
preparazione alla pratica degli sport; _
prevenzione e guarigione delle malattie psicosomatiche.

PRINCIPIO DI FUNZIONAMENTO
Per conseguire l’obiettivo basilare della sofrologia (la “sofronizzazione”, cioè l’equilibrio salutare e la sua consapevolezza), il sofrologo induce nel paziente uno stato di veglia cosciente caratterizzato da un ritmo cerebrale alfa: è un ritmo di attività biolettrica che denota il raggiungimento dello stato di rilassamento fisico e psichico. Gli strumenti di cui si serve il sofrologo sono il terpnós lògos e la visualizzazione. La sofronizzazione può anche essere intesa come un viaggio che abbia per meta la coscienza interiore: un ritorno al “sé” più autentico.

Differenze rispetto all’ipnosi
L’ipnosi, corrisponde a uno stato anomalo della coscienza, prossimo al sonno, con parecchi punti di contatto • talora • con il sonnambulismo. Un individuo in stato ipnotico è passivo, sia fisicamente sia mentalmente.
La sofrologia richiede invece il conseguimento di uno stato di coscienza attiva, soprattutto uno stato di benessere: il cervello funziona al ritmo alfa, al quale corrisponde un rilassamento autentico sul piano fisico e mentale.

Nel prossimo articolo saranno fatte alcune considerazioni sulle onde cerebrali.
A presto.

Luigi

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17 novembre 2008

soffrologia 6 - continua

Con questo scritto si concludono i riferimenti delle origini della Soffrologia.

Con la speranza di aver almeno suscitato una apprezzabile curiosità relativa a questa tecnica poco conosciuta.
Con l’augurio che questi scritti ed i prossimi possano essere utili a molti.

Lo zen
Il termine “zen” è giapponese, ma deriva dal cinese eh’an, che a sua volta deriva dal sanscrito dhyàna, che significa scuola di meditazione buddhistica. Il nucleo della dottrina zen è il seguente: la parte più profonda dell’essere umano è divina (natura perfetta del Buddha). La presa di coscienza di tale natura è intuitiva, quindi interiore. Questa dottrina assegna un’importanza basilare alla meditazione e alla ricerca della bellezza, molto più utili della riflessione razionale (la natura del buddha è “inafferrabile” dalla ragione).
Lo yoga
Yoga significa, in sanscrito, “unione” (la radice indoeuropea di questa parola è la stessa del latino tugum, da cui deriva, in italiano “giogo”). Lo yoga è, come abbiamo visto, una tecnica di autodisciplina psicosomatica, cioè un sistema per controllare congiuntamente corpo e spirito. Comporta quindi l’esecuzione di esercizi fisici e psichici che devono essere svolti di pari passo, tenendo presente che il corpo è soggetto al controllo della mente. Lo yoga non è legato a una dottrina religiosa particolare, ma è una tecnica utilizzabile da tutti i gruppi religiosi o culturali e ha destato l’interesse di pensatori e scienziati nell’intero corso della storia. L’esperienza pratica dello yoga si basa su concezioni psicofisiologiche che favoriscono l’uso intenso delle possibilità psicosomatiche. Nella pratica yoga si ipotizza che il corpo sia formato da cinque elementi, o tattwa:
• Akasha (spazio)
• Vayu (aria)
• Tejas (fuoco)
• Apas (acqua)
• Pnthvi (terra)
Vayu
Pnthvi
Akasha
Apas
Tejas

I cinque tattwa, gli elementi nel corpo
• la terra, rappresentata dalle parti solide (ossa);
• l’acqua, rappresentata dai liquidi organici;
• il fuoco, rappresentato dalla bile;
• l’aria, rappresentata dal respiro;
• lo spazio, rappresentata dagli organi cavi.
Dei tre elementi attivi - acqua, fuoco e respiro - quello che più interessa lo yoga è il respiro (prana). Esso circola nei “canali” dell’intero organismo. La respirazione è solo una parte della funzione del respiro, quella che mette in relazione le masse aeriformi organiche (“spiriti” secondo il significato originario di questa parola) con l’aria esterna. È il respiro che trasporta le percezioni fra gli organi dei sensi e il cuore, dove esse si combinano per alimentare il funzionamento della mente. Inoltre, è un soffio interiore quel che fa muovere le membra. Tutta l’attività vitale dipende dal respiro, che è un po’ come il “primo motore”.
Ma l’elemento essenziale del metodo yoga è la regolazione della respirazione, l’unica direttamente influenzabile dalla volontà: il suo andamento agisce indirettamente sull’attività degli “spiriti” (nel senso detto sopra) e, attraverso questi, su tutto l’insieme, strettamente connesso, di corpo e spirito. La concentrazione mentale si associa spesso alla ritenzione del respiro: perciò se ne prolunga la durata, per favorire la meditazione e la fissazione della mente su un oggetto prescelto. Lo yoga è anche praticato per superare i confini dei poteri umani comuni ed entrare nel mondo del prodigioso (siddhi}, dove è possibile la levitazione e la conoscenza del pensiero altrui. Concepire il prana - la sottile energia vitale che anima tutto l’universo, compresa la materia che sembra inerte - per gli occidentali è molto difficile, mentre per gli orientali questo concetto è, si può dire, innato. Tale nozione non è però esclusiva degli indiani: sia pure in forme diverse, si ritrova pressoché in tutti i popoli dell’antichità. I greci lo chiamavano pneuma, i cinesi e’hi, gli egizi ka, gli ebrei rvah ecc. L’acquisizione, la manipolazione, l’assimilazione e la diffusione di questa forza sottile costituiscono i fondamenti dello yoga.
Come definire il prana?
Non è semplice. Gli indù affermano che il prana è la somma delle energie contenute nell’universo. Dato che per loro vi è analogia fra il macrocosmo (l’universo) e il microcosmo (l’uomo), se ne deduce che il prana è la somma delle energie che alimentano l’essere umano. È dunque un’energia vitale e cosmica che, arrivando a contatto del corpo, assume una forma speciale e gli da la vita: però non agisce direttamente sul corpo fisico, ma indirettamente, tramite un intermediario che prende il nome di “corpo pranico”.
Gli yogin controllano il prana per realizzare una perfetta armonia con la natura. Essi per mezzo del pensiero sentono e fanno circolare il prana nel corpo e oltre il corpo: il pensiero è un’onda d’energia che si diffonde nello spazio. Non si dimentichi che il prana è contemporaneamente forza motrice della respirazione e forza sottile che si manifesta con il respiro.
Non è l’aria, non entra nella sua composizione chimica, e tuttavia è nell’aria... Non entra neppure nella formula dell’acqua, ma è nell’acqua.
È nella luce solare, è nel cibo, è nella parola (d’altra parte la fonazione, cioè l’emissione vocale, dipende dal prana). In breve, il prana è immateriale, imponderabile, impercettibile, ma è dappertutto, impregna la nostra vita e da esso traiamo la nostra sostanza.
Che cos’è il corpo pranico?
Secondo la concezione orientale, il corpo pranico è formato dalla totalità delle energie che circolano nel nostro corpo fisico.
È alimentato dal prana e replica, in un certo senso, il corpo fisico. Sebbene i due corpi siano correlati e interdipendenti, il corpo pranico si caratterizza per una sua anatomia e fisiologia.
È un vero organismo, certamente sottile ma strutturato e congegnato, in cui ogni parte concorre a dar vita all’insieme, compreso il corpo fisico.
Il corpo pranico modella e influenza il corpo fisico: se è in buona salute, il corpo fisico è sano; se è disturbato, il corpo fisico è malato; se cessa la sua azione, il corpo fisico muore e ridiventa materia inerte.
Il ritmo del prana
Occorre rilevare che se il prana è assorbito dal suo ambiente, cioè dal corpo pranico, ciò avviene grazie all’intervento del corpo fisico e ai suoi organi d’assorbimento: il naso, la bocca, la pelle...
Il naso, respirando l’aria, è il principale organo d’acquisizione del prana: ma non bisogna sottovalutare il ruolo della bocca, più esattamente della lingua, e quello della pelle. L’aria è il nostro alimento primordiale. Da essa attingiamo praticamente tutta la nostra sostanza. Gli yogin sanno che il prana dell’aria è il loro nutrimento fondamentale, perciò sono abilissimi nell’assimilarlo. Il prana è dunque correlato alla respirazione.
Lo si inspira dal naso, penetra nel corpo con lo stesso ritmo della respirazione ma, quale elemento fondamentale e attivo del corpo, possiede anche un suo ritmo: la sua energia assume uno stato di polarizzazione variabile durante la giornata, positiva o negativa, secondo le ore.
Potete sperimentarlo voi stessi: otturatevi una narice, poi l’altra. Constaterete che il volume d’aria inspirata è diverso. Se prevale a destra, siete nella fase d’assorbimento positivo, se prevale a sinistra siete nella fase d’assorbimento negativo. Fra i due processi vi è sempre un momento intermedio, in cui la respirazione delle due narici è perfettamente equilibrata.
L’IMPORTANZA DEL PRANA E DELL’ATMAN IN SOFROLOGIA
Il prana rappresenta la forza, il soffio, l’energia fisica, la forza vitale che viene dal più profondo del nostro essere e grazie alla quale tutti gli esseri possono interagire.
L’atman, o il “sé” - l’intima essenza di ogni cosa, assimilabile a ciò che in Occidente chiamiamo anima - sta nel più profondo di ogni creatura. Tale nozione è collegata all’universale, perché è identica alla realtà suprema, il brahman della filosofia induistica.
Le nozioni di prana e atman sono fondamentali nella sofrologia. Il controllo della respirazione - per mezzo di esercizi fisici - comporta l’ottimizzazione del flusso del prana, mentre l’atman consente l’evoluzione della coscienza. Sono nozioni parallele ma complementari, come si vede nel prospetto seguente.
PRANA
ATMAN
forza vitale
anima
potenza
il sé
espressione
presa di coscienza
soffio vitale
evoluzione
Respirazione
conoscenza
energia esterna
elevazione
Presa di coscienza di ciò che ci circonda
Riassumendo i termini della questione possiamo concludere affermando che per raggiungere l’assoluto, l’illuminazione e la serenità, l’India ricercava (e ancora oggi ricerca) un ritiro dalla vita attiva, attraverso il pieno controllo della psiche. L’Occidente persegue lo stesso obiettivo mediante un’attività controllata e riflessiva: si valorizza la giusta attività in opposizione all’attivismo.
La sofrologia, d’altra parte, costituisce come un ponte fra le due tradizioni, quella orientale e quella occidentale, attraverso le due tappe fondamentali dell’ipnosi e della psicanalisi.

Prossimamente presenterò alcuni approfondimenti entrando nel merito della tecnica.
A presto.

Luigi

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15 novembre 2008

soffrologia 5 - continua

Proseguendo una breve descrizione delle radici della soffrologia nella tradizione Orientale oggi prendiamo in considerazione Il Taoismo e Gli Ayurveda.

Il taoismo
Il taoismo è la via mistica della saggezza cinese: esorta i suoi adepti alla vita contemplativa e all’indifferenza per il successo sociale. In questo senso si discosta notevolmente dal confucianesimo, la cui etica prescrive che l’uomo debba realizzare il suo successo nella società civile e nell’impero. Tao (che in cinese significa “via”) indica il cammino, la fonte, il motore interno dell’universo: grazie al tao si sviluppa l’atto spontaneo, come genuina conseguenza dell’impulso naturale. Il tao è dunque un’energia sottile. Il taoismo consiglia il “non agire”: non va inteso però come un’esortazione all’ozio, ma un modo di rispettare la vera natura delle cose, conformandosi al movimento e all’armonia della vita universale. In sintesi, il taoismo condanna ogni brutale intervento umano nel ritmo naturale delle cose. Il taoismo assegna grande importanza a ritmo e armonia, due nozioni molto importanti nel sistema concettuale dalla sofrologia.
Un taoista medita sull’equilibrio dei prìncipi opposti
Gli Ayurveda
La medicina indiana è basata sugli Ayurveda, che spiegano lo stato di salute come il risultato di un’interazione degli elementi dell’organismo con il tempo meteorologico e l’alternarsi delle stagioni.
Secondo gli Ayurveda gli elementi costitutivi del corpo sono gli stessi dell’Universo:
• lo spazio o il vuoto (akasha);
• il vento o l’aria (vayu);
• il fuoco (tejas);
• l’acqua (apas)
• la terra (prillivi).
Altri testi aggiungono agli elementi sopra menzionati il pensiero (cetano). L’uomo è dunque in stretto rapporto con il Cosmo ed è egli stesso un tutt’uno. Il simbolismo dell’Uomo totale della medicina indiana, che la sofrologia ha fatto suo, è basato sulle figure del cerchio, della croce e del quadrato, associati alle tre “regioni” del corpo umano. Il cerchio corrisponde alla testa; la croce al cuore e al diaframma; il quadrato al bacino, al sesso e alle gambe. Troviamo tracce di questo simbolismo in tutto il pensiero orientale, in particolare nello yoga.
Gli elementi
Akasha (Vuoto): vuoto interatomico, intercellulare, interplanetario, interstellare, intergalattico. Spazi delle cavità nasali, nell’apparato respiratorio, nella bocca, nello stomaco, negli intestini, nei vasi ecc. Trasmissione del suono, udito, voce.
Vayu (Aria): movimento muscolare, cardiaco, diaframmatico, peristaltico. Movimento dei fluidi corporei, del sangue, degli impulsi nervosi ecc. Trasmissione della percezione tattile, movimenti della mano.
Tejas (Fuoco): digestione, enzimi, metabolismo, temperatura basale. Visione. Intelligenza. Movimento dei piedi. Eritrociti (globuli rossi).
Apas (Acqua): liquidi intercellulari, plasma, linfa, leucociti (globuli bianchi). Secrezioni ed escrezioni. Gusto. Lingua e genitali esterni (pene e clitoride).
Prithvi (Terra): minerali. Apparato locomotore (ossa, muscoli, tendini ecc.). Pelle e annessi cutanei (peli, capelli, unghie). Odorato. Naso e ano.
• Il cerchio ha attinenza con la metafisica (spirito, divino, immaginario), ed è in relazione con la comunicazione non verbale (intuizione, sensazioni).
• La croce racchiude in sé tutte le nozioni spirituali dell’individuo: emozioni psicologiche, sacro, simbolico. Qui la comunicazione è d’ordine simbolico.
• Il quadrato è tutto ciò che è in relazione con il fisico, il profano, la vita istintiva. La comunicazione è verbale.
L’armonia fra l’Essere e il Cosmo è perfettamente riflessa in questa rappresentazione, che permette scambi energetici fra i tre livelli. Se uno di essi non vibra, si ha una ripercussione negativa sugli altri due e quindi una disfunzione. Ai nostri giorni gli studi ayurvedici conoscono una rinascita fra i medici indiani.
Le basi essenziali, ma non esclusive, di tali studi sono i Samhita di Carake e Susrata, due studiosi che proclamano una via razionale al benessere, senza ricorrere più di tanto a magia o misticismo.

Prossimamente verranno presi in considerazione lo Zen e lo Yoga.
Con l’augurio che questi scritti possano essere di beneficio per molti.

Luigi

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11 novembre 2008

soffrologia4continua

Saranno presentati qui di seguito alcuni riferimenti relativi alla TRADIZIONE ORIENTALE

Caycedo ha innestato i suoi studi nella tradizione occidentale, ma ha anche saputo trarre profitto dal patrimonio di conoscenze racchiuso nella tradizione orientale. In particolare sono molto importanti per lo sviluppo della sofrologia gli elementi tratti da:
• la religione dei Veda;
• l’induismo;
• il buddhismo;
• il taoismo;
• gli Ayurveda;
• lo zen;
• lo yoga.
Presenteremo di seguito i dati essenziali di questa tradizione, che sono alla base di molte tecniche sofroniche (tipiche cioè della sofrologia) per la conquista della serenità.

La religione dei Veda
Questa religione è la più antica dell’India, dove fu portata dagli invasori ariani, venuti dalla Persia (Iran). Si sviluppò nell’area lambita dal fiume Indo e da lì si diffuse in tutto il paese verso il XII secolo a.C. I Veda (“scienza” in sanscrito), che costituiscono la più antica produzione letteraria in sanscrito (una delle numerose lingue indoeuropee), comprendono quattro raccolte di libri, composti tra il 1500 e l’800 a.C. All’inizio le dottrine religiose dei Veda erano tramandate oralmente. Le quattro raccolte che costituiscono la parte principale dei Veda sono:
• Rìgveda: la più antica raccolta di poesie e canti dedicati alle divinità.
• Samaveda: raccolta di melodie sacre.
• Yajurveda: rituale dei sacrifici.
• Atharvaveda: formule d’incantesimi e pratiche magiche. La religione dei Veda prescrive il culto pubblico delle divinità, praticato con riti sacri (liturgia) e costituisce il nucleo intorno a cui si è sviluppato tutto il pensiero indiano; l’induismo e il buddhismo, importantissimi per la genesi della sofrologia, nascono nel solco della tradizione vedica.
L’induismo
Nell’area religiosa indiana al periodo vedico fece seguito nell’800 a. C. quello cosiddetto del brahmanesimo (dal nome di brahman, la forza animatrice dell’universo), a sua volta sostituito dall’induismo (dopo il 500 a.C). Le due principali divinità, Shiva e Vistimi, quelle più venerate, assunsero con il passar del tempo una funzione di preminenza nel pantheon indiano (cioè nell’insieme delle divinità che erano fatte oggetto di culto). Non venne però trascurata la nozione di brahman, principio assoluto, impersonale, intorno alla quale gravitano le speculazioni degli Upanishad (mistici). Le classiche vie di salvezza dell’induismo sono:
• Karmayoga: inizia come eresia.
THOMAS HUXLEY
Teologi, medici, neurolodisciplina dell’atto, salvezza mediante l’agire virtuoso, il lavoro.
• Jnànayoga: disciplina della conoscenza (contemplazione mistica che è espressione dell’identità del nostro Io profondo, 1’Atman, e del brahman).
• Bhaktiyoga: disciplina della devozione, salvezza mediante l’amore per la incia come eresia.
THOMAS HUXLEY
Teologi, medici, neurolodivinità.
Nella grande corrente dell’induismo s’inseriscono a pieno diritto lo yoga, che indica una tecnica speciale di autodisciplina, e la cosiddetta via tantrica, che richiede una severa iniziazione (tantra significa in sanscrito “trama, testo”). Il tantrismo, con il suo aspetto magico, rituale e mistico, segue la via tracciata dall’Atharvaveda e dagli Upanishad vedici. Le pratiche sessuali occupano un posto importante nel tantrismo, quantomeno nelle scuole che privilegiano la nozione di Shakti (energia femminile), principio attivo e creatore, rispetto al principio maschile, inattivo.


IL BUDDISMO
Il buddhismo è una via alla salvezza che l’uomo può procurarsi con le sole sue forze. Il Buddha non nega necessariamente l’assoluto, ma non lo fa intervenire nella salvezza dell’uomo. Questa via deriva dalla conoscenza e dalla presa di coscienza del vuoto di tutte le cose. Non vi è un principio di unità e questo porta alla “estinzione” del dolore. Il buddhismo fu quindi introdotto in Tibet nel VII secolo d.C. Il buddhismo monastico o “piccolo veicolo” mira alla salvezza del singolo attraverso la vita religiosa. Corrisponde a un percorso salvifico (di salvezza) più breve. Al contrario, il buddhismo del “grande veicolo” attenua l’opposizione tra vita monastica e vita laica, e prevede un percorso più lungo, dove la salvezza dipende dall’intervento benevolo degli altri - dei buddha e dei bodhisattva (i “candidati al risveglio”).

Nei prossimi articoli daremo alcuni cenni su:
• il taoismo;
• gli Ayurveda;
• lo zen;
• lo yoga.

Naturalmente sono gradite vostre considerazioni cliccando su “COMMENTO”

Luigi

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08 novembre 2008

soffrologia 3 - continua

Tra i precursori della Soffrologia tralascio le note relative a: JEAN-MARTIN CHARCOT, SIGMUND FREUD, CARL GUSTAV JUNG,
Wilhelm Reich, ma credo importante riportare alcune informazioni su
“ALFONSO CAYCEDO”.

Il termine “sofrologia” è relativamente recente: è stato coniato alla fine degli anni cinquanta da un neuropsichiatra, il dottor Alfonso Caycedo (nato a Bogotà, in Colombia, nel 1932) che, sulla scia dei grandi maestri sopra citati si dedicò allo studio dell’ipnosi, associandola a varie tecniche di rilassamento, in particolare a quelle di training autogeno.
Caycedo, che aveva una cultura classica, osservò che nel Carmide2, un’opera di Platone sulla saggezza scritta in forma di dialogo, si descrive uno stato psicosomatico vicino all’ipnosi, che è definito come “sofronizzato”. Nell’antica Grecia si entrava in questo stato particolare grazie al terpnós lògos3’, una maniera di parlare dolce, lenta, monotona.
L’opera di presenta Socrate che s’intrattiene discorrendo con Carmide. Costui è afflitto dal mal di testa e Socrate accetta di curarglielo, purché il giovane sia disposto a sperimentare l’incantesimo. Esso agirà sull’anima calmandola e, di conseguenza, la mente e il corpo troveranno sollievo. Intavolano quindi una discussione sulla nozione di sòphrosyné. Per comprendere l’importanza e il significato di questo dialogo, il termine sòphrosyné va inteso non come “saggezza”, ma piuttosto come “mente sana”. Dice dunque Socrate:
Ti dirò francamente qual è quest’incantesimo [...]. Esso, Carmide, è tale che non può guarire la testa da sola. Forse tu sai già quel che dicono i buoni medici a chi, essendo malato agli occhi, si reca da essi per essere curato: gli dicono che non è possibile guarire gli occhi da soli, ma è necessario curare insieme anche la testa, se si vuole che la cura per gli occhi abbia buon esito. D’altra parte, credere di poter curare la testa da sola, indipendentemente dal corpo intero, è una grande scioccheria. Secondo questo ragionamento, sottoponendo tutto il corpo a un adeguato regime di cura, essi cercano di guarire la parte insieme con il tutto.
La sofrologia fa dunque riferimento al potere della parola, cioè al’”incantesimo”, che è l’azione dell’”incanto” (in greco: epodè). “Incanto” significa, letteralmente, “cantare formule magiche”.
2 Si veda’ Platone, Carmide, m “Dialoghi filosofici di Platone”, voi I, Tonno, 1970
3 Letteralmente “discorso soave”

Nei prossimi articoli entreremo nel merito della TRADIZIONE ORIENTALE
Buone lettura e che questi scritti possano essere utili a tutti voi.

Luigi


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01 novembre 2008

soffrologia 1 - continua

Come promesso oggi continua il discorso sulla Soffrologia, presentando uno dei precursori della tradizione occidentale.

LA TRADIZIONE OCCIDENTALE
Ogni nuova verità comincia come eresia.
THOMAS HUXLEY
Teologi, medici, neurologi e psichiatri dell’Occidente, studiosi diversi e di differente valore hanno contribuito alla scoperta e al perfezionamento delle tecniche terapeutiche basate sull’ipnosi, applicandole e sperimentandole sulle persone in situazioni e per scopi spesso molto diversi tra loro. Alcuni però, che presenteremo qui di seguito, hanno avuto un’importanza fondamentale per la nascita e lo sviluppo della sofrologia.
JOAO C. DE FARIA
Completati gli studi di teologia, all’età di ventiquattro anni Joao C. de Paria (1756-1819) fu ordinato sacerdote a Roma; in seguito fu nominato abate. Fece molteplici ricerche sul sonno e a lui si deve la scoperta della suggestione ipnotica. Spiegò che l’ipnotizzatore non aveva poteri speciali e che l’agente attivo era in realtà l’ipnotizzato. Dimostrò che una persona desiderosa di prestarsi all’esperimento poteva essere indotta a uno stato di sonno lucido.
La tecnica di Paria si basa sulla suggestione verbale: la persona si adagia comodamente, chiude gli occhi e si concentra intensamente sul desiderio di sonno. L’ipnotizzatore ripete alcune parole (dormi, dormi...). Un interessante sviluppo di questo metodo fu la sua applicazione come analgesico negli interventi chirurgici e per ottenere l’amnesia postoperatoria (cioè per la rimozione del ricordo della sofferenza). Nella scia di Paria nacque l’ipnosi moderna e la creazione della Scuola di Nancy e della Scuola di Parigi, o della Salpétrière1.
1 Salpétrière, che letteralmente significa “fabbrica di salmtro” è il nome di un ospedale di Parigi, edificato dove prima sorgeva, appunto, una tale fabbrica

Prossimamente saranno presentati gli altri precursori della Soffrologia.
A Presto.

Luigi

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